ARTICOLO n. 102 / 2023

LETTERA A MARLENE DIETRICH

lettere d'amore

Pubblichiamo un estratto dal volume Lettere d’amore. Carteggi di scrittori del Novecento (Il Saggiatore). Prefazione di Massimo Onofri.

28.11.1938

da Parigi a New York, Hotel Waldorf Astoria

[Intestazione della lettera: Hotel Prince De Galles.]

I giorni sono brevi e le notti lunghe in novembre, tesoro – di giorno ci si può dar molto da fare, andare d’attorno e combinare qualcosa – ma quando il primo fremito del crepuscolo prende ad aleggiare dietro l’Arc e la prima pubblicitàluminosa s’accende sui Champs Elysées, il mio cuore è perduto e non può fissarsi da nessuna parte e corre dietro ai suoi sogni.

Corre con te da Maggy Rouff e Knize, da Fouquet, corre a Chartres e alla mostra persiana e al Louvre – dai Corot e dai Daumier, dai Forrester e dai Kolpe [Il riferimento è al paroliere Max Colpet.] e al cinema e per conto mio anche dai Montel, corre, corre – 

Carissima, fuggitiva ed eterna come un cuore – batti, cielo al di sopra della piccola cerchia di carri che nascondono sentimenti zingareschi – cielo come quello nel quadro di van Gogh al Louvre – tesoro, è stato bello insieme a te! Questa estate piena, piena di luce e mare e progetti e giovinezza! Siamo divenuti giovani l’uno accanto all’altra, dolcezza, giovani e vitali, e il futuro è diventato di nuovo una briglia tesa nelle nostre mani, una coppia di briglie lunghe e lucenti, protese nell’incertezza e in quel che verrà.

Era bello vederti divenir giovane, tesoro, e vedere fiorire in te la baldanza (Übermut), serena e tranquilla che Nietzsche chiama danzante Über-Mut, l’anima che trascende se stessa nella danza. Sei andata come una nave si distacca senza rumore dalla spiaggia – colma di un buon carico, accudita e protetta da mani meticolose nel cantiere della lunga estate; con buoni venti e vele gonfie – Ma tu sei lontana, è così. Non posso darmela ad intendere – di giorno beh, ancora va – ahimè, veramente non va mica tanto. È davvero proprio senza senso, è una cosa inutile che noi siamo separati – la sera sale sopra i tetti delle case e si appoggia con i suoi rossi occhi alla finestra – domanda delle domande, unica domanda, domanda della sera e della notte – stupida domanda: dove sei, ti riavrò presto, e mi ami? Quando sei partita l’ultima volta ho pensato che ti amavo – ora so che era solo un amore parziale – non credo che ti potrò più amare come ora – solo ora ti amo e niente è più al di fuori – tutto si chiude in te

Adieu, parto subito con il puma grigio [La Lancia Dilambda di Remarque] per Ginevra – Adieu, adieu mia amata, mia unica – 

ARTICOLO n. 93 / 2024